Pagelle Giro del Delfinato 2020: Daniel Martinez sorprende tutti, la Ineos crolla, la Jumbo-Visma cade in piedi, a Thibaut Pinot manca ancora qualcosa
Daniel Martinez (EF Pro Cycling), 10: Sin dal primo giorno dimostra un ottimo colpo di pedale, dimostrandosi uno dei pochi capaci di sfidare il dominio della Jumbo-Visma con qualche tentativo, pur infruttuoso. L’ultimo giorno coglie la grande occasione che gli capita con grande intelligenza, gestendosi bene e sfruttando la minore marcatura che gli era riservata. Viste le difficoltà dei corridori sulla carta più quotati di lui in squadra, può essere un outsider interessante per il Tour de France con questa forma e quel percorso disegnato da ASO.
Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 9: Sempre in agguato, nell’ultima tappa perde l’occasione di portarsi a casa la corsa al termine di una tappa in cui deve difendersi sin dal primo chilometro, dovendo spesso rispondere agli attacchi in prima persona. Non è sconfitta bruciante, ma non è di buon auspicio, considerando che parte del tempo perduto nel finale è imputabile ad una cattiva gestione mentale nel momento degli attacchi dei rivali. Certo, se avesse avuto l’amico David Gaudu al suo fianco, oltre al sempre combattivo Sebastian Reichenbach (7,5) e a un Valentin Madouas (7) ancora acerbo, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Sepp Kuss (Jumbo-Visma), 9: In salita è spesso lui a dettare il tempo nei momenti decisivi, permettendo a Primoz Roglic (9, al netto di non sapere come sarebbe andata senza la caduta) di tenersi pronto per la sua sparata finale. Lo statunitense ogni giorno appare star meglio, inserendosi nelle gerarchie di una squadra in cui ci sono anche Steven Kruijswijk (sv) e Tom Dumoulin (8 vista la chiusura in crescendo), fino allo splendido successo finale.
Wout van Aert (Jumbo-Visma), 9: Dopo il meraviglioso inizio di stagione conquistando Strade Bianche e Milano-Sanremo, parte alla grande vincendo con grande potenza la prima tappa. Il suo Delfinato sarebbe già un successo, ma si dimostra anche un gregario di altissimo livello tirando a lungo in pianura come in salita per la squadra. Uno stato di forma eccezionale per un corridore eccezionale.
Guillaume Martin (Cofidis), 8,5: Forse oggi non era al livello degli altri giorni, soffrendo in alcuni frangenti, ma coglie comunque un bel terzo posto finale che conferma i suoi continui progressi in salita. In questi giorni è stato sempre con i migliori e potrà esserlo anche al Tour.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 8: In una squadra che trova anche la capacità di conquistare due successi di tappa grazie a Davide Formolo (8) e David de la Cruz (8,5), lo sloveno appare come un solido capitano vista la sua crescita nei giorni. Un segnale molto importante in vista di un Tour de France in cui lo si aspetta fra i grandi protagonisti.
Miguel Angel Lopez (Astana), 7,5: Corre con coraggio, ma gli manca ancora sempre quel qualcosa per diventare il corridore vincente che tutti si aspettano da lui viste le grandi qualità dimostrate in questi anni.
Lennard Kamna (Bora-hansgrohe), 7: Dopo il ritiro di Buchmann ha la possibilità di correre per sé stesso e lo fa benissimo, con il suo primo successo tra i professionisti e il bel piazzamento odierno, che gli regala anche un discreto risultato in classifica. Una importante iniezione di fiducia.
Warren Barguil (Arkéa-Samsic), 7,5: Un buon piazzamento finale che sarebbe potuto essere sicuramente migliore se per quattro tappe non avesse corso al servizio del suo capitano. Il campione nazionale francese sta ritrovando la sua bella pedalata agile in salita e può essere nuovamente protagonista in Francia.
Pavel Sivakov (Ineos), 7,5: In mezzo ai grandi campione svetta il giovane russo, che se avesse avuto sin da subito i galloni sulle spalle avrebbe potuto lottare per le primissime posizioni. Generoso sia nel lavorare per i capitani che quando va in fuga, è l’ennesima perla della corazzata britannica.
Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), 6: Non brilla, ma cresce con il passare dei giorni. Corridore capace di salire due volte sul podio finale del Tour, è ancora decisamente lontano da quel livello, ma dopo le numerose delusioni passate, la sua ripresa delle competizioni è stata diligente e regolare. In una squadra in cui Pierre Latour (5,5) e Tony Gallopin (5) ci mettono grinta, ma poco più, può riprendersi il suo ruolo.
Pierre Rolland (B&B Vital Concept), 6: Lontani i tempi in cui lottava per le posizioni di vertice, si mette alla prova per vedere quale sia il suo livello e conclude con un piazzamento dignitoso, pur perdendo terreno nell’ultima tappa, in cui paga continui scatti che ormai non gli appartengono più. In vista del Tour de France, in cui lo si aspetta spesso all’attacco, è un buon segnale.
Alejandro Valverde (Movistar), 5,5: Si dimostra in crescita, ma nel complesso la prestazione dell’esperto corridore iberico è tutt’altro che positiva in una corsa che spesso lo ha visto brillare. Con tutte le attenuanti del caso, la sua prestazione non può certo rivelarsi positiva. Resta comunque migliore dei suoi due giovani co-capitani Enric Mas (4,5) e Marc Soler (5), con quest’ultimo che preoccupa meno visto che tra due settimane non deve partecipare al Tour.
Richie Porte (Trek-Segafredo), 5,5: Tutto bene fino all’ultima tappa, quando ancora una volta crolla sul più bello, per un motivo o per l’altro. Convincente sin dalla ripresa delle competizioni, era in lotta per la vittoria sino a questa mattina, poi rimane rapidamente vittima del ritmo infernale dei suoi rivali. Le scusanti ci sono, visto che la condizione quest’anno è un terno al lotto, ma non è certo un bel segnale.
Mikel Landa (Bahrain-McLaren), 5,5: Anche lui tutto bene, molto bene, sino a stamani. Poi il vuoto, la débacle che non ti aspetti da un corridore che il giorno prima mette la squadra a tirare per attaccare. Dopo cinque giorni poteva succedere visto l’anomalo percorso per arrivare qui, ma è un discorso che vale per tutti (anche per coloro che invece sono riusciti a stare ancora davanti).
Rigoberto Uran (EF Pro Cycling), 5,5: Non è al meglio, soffrendo ancora per problemi fisici, ma appare davvero lontano dal livello richiesto per poter essere la punta di diamante di una delle squadre che potrebbero proporsi come guastafesta alla Grande Boucle viste le numerose frecce al proprio arco.
Domenico Pozzovivo (NTT Pro Cycling), 5,5: Un anno fa l’infortunio che avrebbe potuto costargli la carriera. Il 38enne lucano invece è ancora in gruppo, anche se in questi cinque giorni speravamo di vederlo di più davanti. Sono comunque quasi i primi passi ed è giusto non chiedergli troppo, lasciargli il tempo.
Adam Yates (Mitchelton-Scott), 5: Sempre in coda al gruppo, si aggrappa a quell’ultima ruota con le unghie e con i denti, ma corre più di cuore che di gambe. Se la discreta prestazione dell’ultima tappa è un segnale di speranza, deve ancora lavorare molto per arrivare al livello dei rivali.
Chris Froome (Ineos), 5: Torna al Delfinato, teatro del suo tremendo infortunio, per dimostrare di essere sulla strada giusta del recupero e per quanto visto non sembra ancora così. Comprensibilmente, ha tutte le scusanti e giustificazioni del caso, ma coloro che si chiedono se davvero sia nella forma necessaria per essere schierato al via del Tour de France non si pongono una domanda così strana…
Geraint Thomas (Ineos), 4,5: Se il compagno e amico ha molte giustificazioni per il livello dimostrato, per il gallese il discorso è ben diverso. Dal vincitore del Tour 2018 e secondo nel 2019 ti aspetti molto di più a due settimane dal via dell’edizione 2020. Invece, chiude la corsa a 53’38” dal vincitore, lavorando ben poco per il proprio capitano designato
Egan Bernal (Ineos), sv: Capace di reggere al ritmo di Primoz Roglic nelle prime tappe, con il passare dei giorni appare sempre più in difficoltà, fino a che e emerge il mal di schiena che lo costringe al ritiro. A scopo precauzionale, ma ovviamente i timori non mancano.
Sergio Higuita (EF Pro Cycling), sv: Con una caduta il secondo giorno compromette tutta la corsa, che comunque porta a termine con determinazione per accumulare chilometri preziosi in vista di una Grande Boucle nella quale si augura di poter tornare protagonista.
Nairo Quintana (Arkéa-Samsci), sv: Tutto bene fino all’ultimo giorno, quando riemerge il dolore il ginocchio, ricordo della caduta di un mese fa, che lo porta ad optare per il ritiro. Nel complesso la prova sino a quel momento era buona, in crescita, con anche una buona risposta della squadra grazie anche a Diego Rosa (7) e al fratello Dayer Quintana (7).
Tiesj Benoot, Emanuel Buchmann, Steven Kruisjwijk, Dan Martin, sv: Caduti e ritirati a vario titolo e per vari motivi durante la corsa, hanno solamente il tempo per mostrare sprazzi di quel che avrebbero potuto (o non potuto fare).
Peter Sagan, Alexander Kristoff, Sonny Colbrelli, Stefan Kung, Michael Valgren, André Greipel, Niccolò Bonifazio, sv: Su questo percorso non gli si poteva chiedere se non accumulare chilometri.
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